domenica 30 novembre 2014

La bella storia di una conversione

Come sapete questo blog raccoglie alcune idee e contributi che possono servire ad avvicinarsi - l'intento è denunciato nel titolo - Verso la Causa che, in definitiva, è Dio. Potrei non dirlo, potrei aspettare di dirlo per arrivarci insieme in modo da "vincere insieme", da convincere chi ancora non ci crede.

Più passa il tempo, tuttavia, e più mi convinco che se sono qui adesso a scrivere di queste cose è perché un'esperienza di Dio (anche più di una) io l'ho fatta e non solo non posso ma non devo  tenerla per me. "Dio esiste, io l'ho incontrato" scriveva Frossard, scrittore e giornalista francese dopo la sua conversione.

Io non vengo dalla paganità, nonostante il mio (doppio!) cognome o se ci veniamo, come famiglia, è una questione di generazioni precedenti. A parte le mie piccole ribellioni adolescenziali ho sempre conservato un buon rapporto con la Chiesa e i suoi sacerdoti. Devo comunque affrontare, come tutti, la lotta contro l'"uomo vecchio" che mi suggerisce di fare cose contrarie alla mia coscienza e questo quotidianamente, anche fino a pochi minuti fa.

Nei giorni scorsi una persona, appena ha saputo che appartengo all'Opus Dei e che conosco molto bene una persona e lui cara, mi ha raccontato questa storia.

Alla fine del liceo era, si sentiva e si proclamava ateo. All'inizio dell'università andando in macchina con la sua fidanzata - oggi sua moglie - in una strada statale, a un certo punto, in coincidenza con il restringimento della carreggiata, ha perso il controllo dell'auto probabilmente per lo scoppio di un pneumatico e la macchina ha sbandato sbattendo prima contro il guard rail a destra poi a sinistra. Improvvisamente ha visto un tir pararglisi di fronte ed ha invocato: "Signore aiutami!" senza neppure riuscire a spiegarlo a se stesso. In quello stesso momento - che gli sembrava durare un secolo - si è rimesso in carreggiata scansando il tir. Ha avuto la netta impressione di essere stato aiutato dall'alto ed ha sentito immediatamente, insieme alla voglia di piangere, il forte bisogno di riconciliarsi con Dio.

Tornato a Roma ha deciso di entrare in una chiesa e di confessarsi, pur temendo di trovare "il solito prete anziano e intransigente" con il che avrebbe chiuso per sempre il suo rapporto con la Chiesa. Trova invece un giovane sacerdote che lo ascolta con trasporto e alla fine gli confida: "Tu non sai che pochi minuti prima che tu entrassi in chiesa avevo chiesto al Signore un segno. Il segno sei tu".

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